Buongiorno a tutti, intanto vorrei ringraziare i tantissimi che mi hanno dato la solidarietà
questa settimana: una solidarietà che è nata dal killeraggio che è stato fatto contro
di me a causa proprio di alcune cose che ho detto qua a Passaparola lunedì scorso; prima
uno della P2, il Vice, perché il titolare era ricoverato in quel momento, ma adesso
sta recuperando, per fortuna e poi l’altro, l’insetto televisivo, quello che ha fatto
un montaggio furbetto nella trasmissione “Porta a Porta” per farmi apparire come uno dei
colpevoli, uno dei mandanti. Il titolo era “Di chi è la colpa?”, il problema è
che quelle cose le ho dette il giorno dopo l’aggressione al Presidente del Consiglio,
ma può darsi che esistano anche mandanti postdatati, come esiste la guerra preventiva
esistono anche i mandanti che arrivano dopo un certo atto.
Devo una piccola spiegazione a quanti mi hanno chiesto perché quella sera a “Porta a Porta”
non ho voluto intervenire, sebbene il conduttore avesse gentilmente offerto a me il diritto
di replica al telefono. Capisco che chi ha visto quella trasmissione si sia potuto fare
l’idea che, durante la trasmissione, mentre magari me la stavo guardando a casa, il conduttore
abbia deciso di telefonarmi per dirmi se volevo intervenire, ma in realtà non è avvenuto
così, perché quella trasmissione è registrata, è tutto precotto, preconfezionato, se le
cantano e se le suonano quando vogliono loro e come vogliono loro, poi tagliano quello
che vogliono loro... Ebbene, quel pomeriggio alle 18: 00 - “Porta
a Porta” va in onda intorno alla mezzanotte - stavo scrivendo e ho ricevuto una telefonata
da una giornalista collaboratrice di Vespa, la quale mi ha detto: “Dott. Travaglio,
il Dott. Vespa chiede se lei vuole intervenire in diretta a “ Porta a Porta” per replicare
alle accuse” e io ho chiesto: “perché, hanno spostato Porta a Porta al pomeriggio?
State andando in onda adesso”, dice: “no, no stiamo registrando per stasera” e “che
cosa state registrando?” ho chiesto io, “sa, abbiamo montato alcune frasi del suo
Passaparola dal blog e poi ci sono i Ministri Matteoli e Bondi che hanno detto delle cose”
e io ho risposto: “non ho la più pallida idea di quello che voi avete montato: mi auguro...”
anche se sapevo, ovviamente, dove stavano andando a parare, non c’era bisogno di vederla
la trasmissione, che per altro non potevo vedere, perché la stavano registrando in
uno studio, era ovvio che cosa volevano fare; dato che ho detto che la gente a casa sua
ha il diritto di odiare chi le pare, allora quella è la dimostrazione che io c’entro
con l’attentato. Comunque le ho detto: “spero che abbiate montato una delle dieci o quindici
condanne dell’attentato che ho fatto durante il Passaparola”, ricorderete che le avevo
disseminate in tutta la mezz’ora proprio per evitare che, con qualche taglio, riuscissero
a farmi apparire come un fomentatore dell’odio, ma ci sono riusciti lo stesso e poi credo
che uno dei due squisiti ospiti di centrodestra abbia addirittura chiesto un intervento della
magistratura contro di me, per istigazione a non si sa cosa. E’ quello che ha appena
scampato un processo grazie a un voto dei suoi amichetti e dei suoi finti oppositori
sull’immunità parlamentare. In ogni caso ho risposto, dicendo “non ho
idea di che cosa state facendo vedere e non ho idea di che cosa hanno detto contro di
me, perché non c’ero e perché non avrei mai potuto vederlo, per cui a che cosa dovrei
replicare? Con chi dovrei parlare, se non ho seguito il dibattito? Se mi volete la prossima
volta mi invitate in studio e mi mettete alla pari di tutti gli altri, visto che non è
così cantatevele e suonatevele come vi pare”, clic, così sono andate le cose. Per cui alla
sera Vespa ha anche potuto fare il bel gesto e, mentre mi stava facendo linciare da quei
due signori e stava facendo un montaggio tendenzioso di quello che ho detto la settimana scorsa,
ha pure potuto farsi bello dicendo “abbiamo offerto a Travaglio la possibilità di replicare,
ma ha preferito di no”, lasciando intendere che non avevo argomenti per replicare e che
quindi, di fronte alle poderose argomentazioni di Bondi e di Matteoli, non sapendo che cosa
dire non avevo voluto rispondere e questo è lo stile del signor Bruno Vespa, è bene
che lo si sappia quando sentite parlare di correttezza dell’informazione, quando parlate
di contraddittorio, di par conditio e altre stronzate di questo genere, sappiate come
questo signore intende l’informazione, la correttezza e il contraddittorio, capito?
Ecco. Adesso qualcuno dirà “sì, ma a Annozero
si parla spesso di Berlusconi quando non c’è”, Berlusconi viene sempre invitato a Annozero:
è lui che non vuole venirci, è una cosa diversa. Quando abbiamo parlato di Dell’Utri
ed è stato invitato Dell’Utri è lui che non ha voluto venirci, non gli abbiamo telefonato
registrando la trasmissione al pomeriggio per dirgli “vuole dire una frasetta?”,
perché tra l’altro Annozero va in diretta e quindi, chi vuole sapere quello che accade
e intervenire, come già è avvenuto, lo può fare seguendo la trasmissione. In ogni caso,
quando parliamo di un personaggio, quel personaggio è invitato o in quella trasmissione o in
una trasmissione successiva. Io è da tredici anni che va in onda “Porta a Porta” e
non sono mai stato invitato, che è un cosa legittima, naturalmente decide il conduttore
e non è certo il mio sogno quello di partecipare a quel bel programmino, ma se uno si occupa
per mezza puntata di me forse magari dirmelo prima poteva essere carino, ma questo, ripeto,
è il senso della libertà di informazione che ha il signor Vespa, che tra l’altro
va in giro con la scorta e con l’auto con la sirena sopra, è una Vespa lampeggiante,
è il primo caso di Vespa lampeggiante nella storia, mentre invece la persona che ha linciato
quella sera se ne esce tutte le mattine di casa per andare a lavorare e, naturalmente,
non ha alcun tipo di protezione. Chiusa questa parentesi, grazie a tutti quelli che mi hanno
dato la solidarietà, lo dico perché ovviamente è impossibile rispondere a tutti, visto che
sono arrivati migliaia e migliaia di commenti, di fax, di mails e di telefonate anche redazione
a Il Fatto Quotidiano, per cui colgo quest’occasione per ringraziare tutti, a cominciare da Beppe
Grillo, che ha dedicato a questa vicenda miserabile un bellissimo post l’altro ieri.
E adesso veniamo a noi. Dato che si è capito quale uso si vuole fare di questa aggressione,
l’uso che se ne vuole fare è che l’opposizione deve sparire, o meglio deve sparire ancora
più di quanto già non fosse sparita prima, e si fatica a immaginare come potrebbe sparire
ulteriormente, visto che non esistono questi del PD etc., però si vuole che spariscano
ulteriormente e anzi, non che spariscano, ma che ricompaiano per diventare la quinta
colonna della maggioranza. E infatti Massimo D’Alema è immediatamente
ricomparso con tutti i suoi manutengoli e ha lanciato addirittura la proposta di un
bell’inciucio; anzi, una volta l’inciucio era una brutta parola, adesso invece ha detto
che gli inciuci servono per la democrazia, servono soprattutto a lui per perpetrare una
carriera di fiaschi e di disastri, questo è peggio di Attila se uno va a vedere i risultati,
ma magari ce ne occuperemo in una delle prossime puntate, della meravigliosa carriera politica
di Massimo D’Alema. E poi ha detto che, a questo punto, tantovale
lasciar passare una leggina ad personam per salvare Berlusconi dai processi, purché si
salvi solo lui, ossia purché sia veramente una legge ad personam che non valga per gli
altri. Una volta l’obbrobrio erano le leggi su misura, visto che in questo Paese, come
in ogni Stato di diritto, le leggi sono disposizioni generali e astratte che, o valgono per tutti,
o non valgono per nessuno; adesso invece il pregio della legge è proprio quello di essere
ad personam, cioè D’Alema dice “ o è ad personam o non la vogliamo, che a nessuno
venga in mente di applicarla anche ad altri, quella legge si applica solo a lui”, questi
sono i nuovi liberali, no? E l’altra cosa è che bisogna dialogare sulle riforme e cioè
sull’unica riforma che naturalmente interessa al Cavaliere, il quale se ne stracatafotte
del federalismo, delle riforme elettorali etc., l’unica cosa che gli interessa è
avere più poteri per fare ancora di più i suoi porci e loschi comodi.
L’altro scopo della strumentalizzazione e dell’aggressione di domenica scorsa è
quello che ormai, visto che Berlusconi è stato aggredito con le conseguenze cliniche
che avete saputo, allora non bisogna più parlare dei processi e, possibilmente, non
bisogna neanche più farglieli, come se ad una persona che sta sotto processo capitasse
un incidente, si ripresentasse con il cerotto in faccia e il giudice le dicesse: “ah,
va beh, visto che lei ha il cerotto in faccia, allora lasciamo perdere e aboliamo il processo”
e i giornalisti che si occupano di cronaca giudiziaria non dovessero più occuparsi dei
processi solo perché uno ha subito un incidente o un’aggressione. E’ evidente che non
è così: se uno subisce un’aggressione si processa quello che l’ha aggredito, ma
se anche l’aggredito aveva un processo, il processo appena quello sta meglio ovviamente
segue. Invece dei processi non bisogna più parlarne e anzi, possibilmente non bisogna
più farli, questa è la nuova regola, quindi in Parlamento stanno lavorando all’ennesimo
inciucio per salvargli le chiappe e intanto si pretende anche che l’informazione la
smetta di dire che Berlusconi è un piduista, che Berlusconi ha avuto rapporti con la mafia,
che è un corruttore di giudice e di testimoni, l’ha detto proprio ieri, dice: “se continuano
a dire che sono legato alla mafia, corruttore di giudici, corruttore di testimoni e cose
di questo genere, è evidente che poi a qualcuno viene in mente di tirarmi qualcosa”, ma
proprio per niente! Intanto non c’è nessun nesso tra quelli che raccontano i processi
a Berlusconi o ai suoi amici per rapporti con la mafia e l’aggressione, come non c’è
nessun nesso tra il raccontare che c’è un processo per corruzione di un testimone
e che ce ne è già stato uno per corruzione di un giudice, quello della Mondatori, e il
fatto che lui ha subito un’aggressione, altrimenti tutti quelli che hanno dei processi
e finiscono sui giornali dovrebbero ricevere una statuetta del duomo in faccia: è assolutamente
folle l’idea che la cronaca giudiziaria produca aggressioni e, in ogni caso, anche
se le producesse bisognerebbe continuare a fare la cronaca giudiziaria, anche perché
è un bel ricatto morale quello di dire ai giornalisti “ voi ignorate i processi al
Presidente del Consiglio, perché altrimenti potrebbero tirargli qualcosa”, beh, allora
che ci stiamo a fare noi giornalisti?! E’ evidente che stiamo assistendo a un replay
della follia che è seguita all’aggressione al Premier.
Per cui, dato che tutti quanti stanno decidendo di mettersi d’accordo, salvo rarissime eccezioni
quali la sinistra che sta fuori dal Parlamento e Di Pietro, che sono gli unici che hanno
detto che non c’è alcun nesso tra l’aggressione al Premier e le riforme istituzionali, e ci
mancherebbe altro, ci mancherebbe che Massimo Tartaglia diventasse la levatrice della nascita
di una nuova costituente, ma siamo impazziti?! Affidiamo a uno squilibrato la decisione di
quando e come bisogna fare le riforme? Diamo i numeri, no? E’ evidente che Tartaglia
è contagioso soprattutto a sinistra, per altro.
Ma visto che il tentativo è questo, mettere la sordina ai processi, penso che sia giusto
fin da oggi ricominciare a parlare dei processi al Cavaliere e delle inchieste sul Cavaliere
e sui suoi cari, perché oggi vedete, anche un commentatore molto posato e molto moderato
come Edmondo Berselli ha scritto su Repubblica una cosa che è di un candore come sempre
è candida la verità: uno la legge e dice “beh, effettivamente è così”; dice,
Berselli, “ignorare la realtà è una delle migliori specializzazioni del PDL- aggiungerei
anche il PD- di fronte a ogni contestazione sui fatti in base a notizie circostanziate
i portavoce della destra rispondono strillando contro i fomentatori di odio e i celebri mandanti
morali, quando in realtà, di fronte a ciò che dicono - che so? - Marco Travaglio o Antonio
Di Pietro, si tratterebbe solo di capire se è vero o se è falso, al di là della loro
aggressività possono essere smentiti o no? Da parte dei combattenti della destra come
Lupi o Cicchitto - mi scuso per i termini soprattutto con le signore in ascolto - non
si è mai ascoltata una contestazione seria su fatti e episodi concreti. In questo modo
la retorica nazionale sull’odio è diventata un dato di fatto, una specie di incontestata
realtà ambientale. Berlusconi, che ha fabbricato una carriera politica proprio dividendo in
due la società italiana, separando i nemici, i comunisti, dai cittadini perbene (il Partito
dell’Amore), oggi può consentirsi di fare il benevolo padre della patria, augurandosi
che da un male nasca un bene e che l’odio svanisca dalla politica”. Ecco, dobbiamo
ricominciare a raccontare cose circostanziate, perché sappiamo che è quello che dà più
fastidio a questi fascistelli che, questa settimana si sono scatenati con rastrellamenti
mediatici, spedizioni punitive, manganellate a destra e a sinistra e liste di proscrizione.
Sono i nuovi fascisti, quelli che marciano sulla televisione invece di marciare su Roma,
così nessuno può loro neanche rispondere. Eravamo rimasti, due settimane fa, al caso
Spatuzza: quando sentono Spatuzza è come quando si sventola il drappo rosso davanti
al toro, quindi ritorniamo a parlare di Spatuzza, perché secondo una certa vulgata Spatuzza
è stato smentito da Filippo Graviano e conseguentemente è totalmente non credibile, ormai Spatuzza
è archiviato. Naturalmente non è così: non è così, ma la settimana scorsa ci è
mancato il tempo, proprio per il sopraggiungere delle notizie da Milano, per spiegare il perché.
Per cui vorrei ripartire di lì, proprio perché ce l’eravamo già detta una cosa, cioè
che Dell’Utri è stato condannato a nove anni in primo grado per concorso esterno in
associazione mafiosa prima che parlasse Spatuzza, quindi non c’è bisogno di Spatuzza per
condannare Dell’Utri anche in appello, se i giudici riterranno di farlo, perché il
collegio di primo grado l’ha già condannato a nove anni di reclusione con l’interdizione
dai pubblici uffici, risarcimenti alle parti civili etc., sulla base non di Spatuzza, che
stava zitto e irriducibile in carcere, ma sulla base di altri 32 collaboratori di giustizia,
32, corroborati da una serie di prove documentali quali intercettazioni telefoniche, documenti,
testimonianze di gente non mafiosa e quindi non pentita, di gente normale che ha visto
o sentito delle cose, da perizie e consulenze tecniche sui flussi di denaro e cose di questo
genere. Spatuzza è la ciliegina sulla torta di un
quadro probatorio già molto, molto, molto nutrito: il processo Dell’Utri è forse
il processo più pieno di prove, un processo dove forse si potrebbe addirittura fare a
meno dei pentiti e ottenere lo stesso una condanna, è il processo ideale per il magistrato
che deve fare un dibattimento contro un colletto bianco legato alla mafia, esattamente come
il processo Mills è il processo ideale per un processo di corruzione, perché? Perché
hai già la confessione di uno dei due imputati, Mills , che aveva confessato davanti al suo
commercialista per iscritto, quando non sapeva che quella lettera sarebbe finita, ovviamente,
nelle mani dei giudici di Milano. Dell’Utri quindi è stato chiamato in causa
da 32 collaboratori: Peter Gomez recentemente ha riepilogato questi collaboratori; c’è
Antonino Calderone, quello che ha raccontato di aver festeggiato il suo quarantunesimo
compleanno a Milano in un pranzo con tutti i mafiosi milanesi, presente Dell’Utri,
i giudici gli hanno dato ragione, è vero, lo stesso Dell’Utri ha riconosciuto di aver
partecipato al compleanno di Calderone, anche se dice che non lo conosceva.
Francesco Di Carlo è il boss di Altofonte, vi ho letto due settimane fa che cosa racconta
sull’incontro tra Berlusconi e Stefano Bontade che suggella l’assunzione di Mangano a Arcore
e prevede una specie di accordo bilaterale tra Berlusconi e la mafia, secondo il quale
la mafia lo protegge e lui, ovviamente, si sdebiterà come gli chiederanno nel corso
degli anni e poi racconta, Di Carlo, di aver partecipato a Londra al matrimonio di un altro
mafioso trafficante di droga, Jimmy Fauci, matrimonio al quale presenziava anche Marcello
Dell’Utri in un contesto mafiosissimo, nel senso che erano venuti a Londra i principali
mafiosi dell’epoca anche dall’Italia, non solo Di Carlo, non solo il festeggiato
e lo sposo, ma c’erano anche Tanino Cinà e Mimmo Teresi, uno dei capi più in vista
della mafia dell’epoca e poi c’era Calogero Ganci, altro pentito il quale spiega che,
fin dal 1986, la Fininvest ha versato denaro -e lui l’ha visto proprio con i suoi occhi
- ai corleonesi e poi c’è Gaspare Mutolo, il quale è il famoso pentito che Borsellino
stava coltivando, quando fu assassinato. Stava interrogando lui, quando fu chiamato al Viminale
a fare quel famoso incontro, non si sa se con Mancino, con Parisi o con Contrada, ne
abbiamo parlato: chi segue la vicenda dell’Agenda Rossa sa tutto di Mutolo. Ebbene, Mutolo è
un altro grande accusatore, lui racconta che il famoso progetto di sequestrare Berlusconi
negli anni 70 era fallito, perché era intervenuto il capo della mafia di Milano, Pippo Bono
e di lì era iniziato il rapporto tra Berlusconi e Cosa Nostra, perché poi Berlusconi si era
messo o era stato messo da Dell’Utri sotto la protezione e quindi nelle mani di Cosa
Nostra e le stesse cose le hanno raccontate l’autista di Riina, Pippo Marchese e poi
Antonino Galliano, altro mafioso della famiglia capeggiata dai Ganci, cioè della famiglia
Della Noce. Poi c’è Pietro Cozzolino, che è un pentito di Camorra, un trafficante di
droga che era in società con le famiglie Bontade e anche con la famiglia capeggiata
da Mangano, la famiglia di Porta Nuova, il quale dice che suo fratello nel 79 gli raccontò
che ben 74 miliardi frutto dello spaccio di droga erano stati affidati a Dell’Utri per
reinvestirli e su questo non ci sono riscontri. Poi ci sono altri mafiosi, anzi amici dei
mafiosi: Peppe D’Agostino e Salvatore Spataro, che vengono arrestati il 27 gennaio 1994 insieme
ai fratelli Graviano, che hanno organizzato la strage di Via D’Amelio e le stragi del
93. Questi qua tirano in ballo Dell’Utri, dicendo che avrebbe dovuto trovare un lavoro
per D’Agostino, che era una delle persone con cui stavano i Graviano quando furono arrestati
e, guarda un po’, nelle agende di Dell’Utri c’è proprio il nome di D’Agostino, che
è, se non erro, ne sono praticamente sicuro, il papà di un famoso calciatore che gioca
ancora oggi in serie A e che, secondo altri e secondo i giudici del Tribunale di Palermo,
doveva essere sistemato nei pulcini del Milan da Dell’Utri proprio su raccomandazione
degli uomini del clan Graviano. Poi c’è Tullio Cannella, che era il prestanome del
genero di Riina, Leoluca Bagarella, implicitissimo nelle stragi: Cannella è quello che fonda
il movimento politico Sicilia Libera, con cui Dell’Utri aveva rapporti, risulta dalle
agende e risulta anche da alcune telefonate che lui fa, sono i tabulati di cui parla Genchi,
perché Genchi ha incrociato quei tabulati. Ebbene, Cannella parla anche lui di un accordo
tra la mafia e Forza Italia nel 93 /94. Poi c’è Filippo Rapisarda, un finanziere amico
di Ciancimino e amico dei numeri uno del traffico di droga nel mondo, il clan Cuntrera Caruana,
per il quale Dell’Utri ha lavorato per anni, gli ha fatto pure una bancarotta nel suo gruppo
finanziario e Rapisarda racconta che Dell’Utri era amico di Stefano Bontade, di Mimmo Teresi,
di Ugo Martello e di altri celebri boss degli anni 70 e, a un certo punto, dice che nel
79 Bontade gli disse che stava diventando socio di Berlusconi nelle sue televisioni.
Di questo accordo parla anche un altro pentito, un pentito di altissimo livello, che è un
medico democristiano che si chiama Gioacchino Pennino, sempre anche lui del clan dei Brancaccio
e poi ci sono altri pentiti, come il Vicecapo della famiglia Della Noce Francesco Paolo
Anselmo, il quale dice che, tramite Dell’Utri e Berlusconi, Riina voleva arrivare a Craxi
e poi c’è Maurizio Avola, che è un mafioso catanese il quale lavorava, ovviamente, con
il boss Nitto Santa Paola e dice di incontri tra Dell’Utri e i mafiosi nel catanese per
placare le ire della mafia, che aveva deciso di mettere bombe nei supermercati della Standa,
quando la Standa era di proprietà della Fininvest. E poi c’è Salvatore Cancemi, che è il
più importante dei pentiti che abbiamo avuto finora, perché è l’unico membro della
cupola, il primo e l’unico membro della cupola di Costa Nostra a collaborare con la
giustizia fin dal 1993, quindi all’indomani delle stragi del 93 lui o viene preso o si
consegna, non si è mai capito e comincia a raccontare e parla anche di Dell’Utri
e di Berlusconi. Racconta che a Ancore, negli anni 70, Mangano nascondeva i mafiosi, cioè
nascondeva i latitanti nella casa di Berlusconi, altro che stalliere! E che Dell’Utri era
amico di Bontade e Teresi, ma questo lo dicono in tantissimi, ormai praticamente è un fatto
notorio e poi, dopo aver raccontato di alcune consegne di denaro a cui dice di essere stato
presente, parla di contributi della Fininvest alla mafia per installare alcuni ripetitori
televisivi nei quartieri più mafiosi di Palermo e, dopodichè, racconta che Riina garantì
che le stragi le stava facendo nell’ambito di un rapporto più ampio con alcune persone
importanti, che erano Berlusconi e Dell’Utri. Poi c’è Salvatore Cucuzza, che è il capo
della famiglia di Porta Nuova, dopo che Mangano viene nuovamente arrestato nel 1995 e dice
che i primi del 94 Mangano incontrò Dell’Utri per sollecitare degli interventi sul 41 bis
e che i due si videro alla fine del 94, proprio mentre stava per cadere il governo Berlusconi,
e Dell’Utri avrebbe promesso a Mangano, sul lago di Como, delle riforme favorevoli
alla mafia e, in effetti, in quei giorni la Commissione Consiliare giustizia varò una
riforma che aboliva l’obbligatorietà per l’arresto dei mafiosi, che prima era obbligatorio
e poi diventò facoltativo e la legge fu approvata, come sempre per tutte le leggi pro impunità,
da destra e sinistra insieme nell’estate del 95. Poi c’è Giovanbattista Ferrante,
che era della cosca di San Lorenzo e che ha fatto trovare non solo l’arsenale delle
armi della famiglia di San Lorenzo, che era capitanata da Salvatore Biondino, l’altro
autista di Riina, ma ha anche fatto trovare il libro mastro della famiglia dei San Lorenzo
durante una perquisizione e, sul libro mastro, c’era un appunto con sopra scritto di pugno
del boss, Salvatore Biondino, fedelissimo di Riina, “Can. 5”, che sta per Canale
5, “ 990”, che sta per 1990 e poi c’è una cifra, credo 100, ma adesso non mi ricordo
esattamente, che è una cifra di un versamento, non si sa se mensile, semestrale o annuale,
che la Fininvest faceva a alcune delle famiglie dei luoghi dove sorgevano le antenne. C’è
proprio.. e poi di fianco c’è scritto “ regalo”, perché sia chiaro che non
era il pizzo, cioè alla Fininvest non c’era bisogno di chiedere il pizzo, erano versamenti
omaggio, erano regali, questo c’è scritto e, anche questa, secondo i giudici, è la
conferma di tutto quello che si è sempre detto anche sui rapporti finanziari della
Fininvest o di alcuni dirigenti con la mafia. Poi c’è Filippo Malvagna, che è un altro
mafioso catanese della famiglia clan Pulvirenti, alleati dei Santa Paola, il quale dice che
in una riunione della cupola tenuta a Enna tra la fine del 91 e l’inizio del 92 Riina
spiegò che stavano saltando tutti i referenti politici della mafia, e che bisognava in qualche
modo sostituirli. E poi c’è Giovanni Brusca, il quale sostiene che nel 93 la mafia informò
Berlusconi di avere messo una bomba a Firenze, la famosa bomba di Via Dei Georgofili alla
Torre dei Pulci e di avergli anche fatto sapere che della trattativa tra lo Stato e la mafia
che era in corso da un anno sapeva anche la sinistra, la sinistra era il centrosinistra
Prima Repubblica, che faceva parte del governo Amato, sotto il quale si svolse appunto la
trattativa tra i Ros dei Carabinieri all’epoca, quando era Ministro dell’Interno Nicola
Mancino. Questo è un po’ il quadro nel quale si
inserisce, buon ultimo, Spatuzza, quindi capite che non c’è bisogno di Spatuzza, perché
abbiamo - poi lo vedremo nelle prossime settimane - anche intercettazioni: non soltanto quelle
famose della bomba gentile e affettuosa che, secondo Berlusconi, Mangano gli aveva messo
in casa due volte, una nel 75 e una nell’86, ma anche le intercettazioni recentissime del
99 e del 2001, dalle quali risulta che c’erano i mafiosi attivissimi nella campagna elettorale
pro Dell’Utri, e non perché gli stesse simpatico, ma perché c’era proprio un input
della mafia a votare Dell’Utri, addirittura per salvarlo dall’arresto, visto che nel
99 pendeva sulla sua testa un ordine di cattura del Tribunale di Palermo che il Parlamento
bloccò, maggioranza di centrosinistra - ripeto: maggioranza di centrosinistra - che
disse no all’arresto di Dell’Utri, che stava inquinando le prove del suo processo
per mafia, andando addirittura a contattare personalmente i pentiti, pentiti che in quel
periodo stavano architettando un complotto proprio per screditare i pentiti veri, che
accusavano Dell’Utri nei vari processi. Che c’entra Berlusconi in tutto questo?
Sapete che una delle tecniche più efficaci è quella di esagerare fino al parossismo
un’accusa in modo da renderla non credibile e poi presentarla in quell’esagerazione
con il sorriso sulle labbra. Spatuzza dice che Berlusconi è il capo della mafia e ha
messo le bombe nel 92 e nel 93: ah, ah, ah, vi pare possibile che Berlusconi sia il capo
della mafia e abbia messo le bombe? E’ un po’ come quando dicevano che, secondo i
pentiti, Andreotti era il capo della mafia o che aveva baciato Riina, dice “ ma come
fa a baciarlo con quella bocca, che non ha neanche le labbra?”, nessuno ha mai raccontato
che Andreotti abbia baciato Riina, il racconto del pentito Di Maggio è che Riina ha salutato
Andreotti baciandolo, ovviamente sulle guance, che è un segno rituale di vicinanza tra il
mafioso e il quasi mafioso, tra il mafioso e l’amico della mafia, è un segno di riconoscimento,
tant’è che Ciccio Ingrassia, che non è soltanto un grande attore comico, ma è anche
un grande attore drammatico e, soprattutto, era un profondo conoscitore dei rituali della
sicilianitudine, disse “ non so se si sono incontrati Riina e Andreotti, ma se si sono
incontrati sicuramente Riina ha baciato Andreotti, perché è così che si fa in quegli ambienti”.
Ebbene, ci raccontarono che Andreotti aveva baciato Riina e ci raccontarono che qualcuno
diceva che Andreotti era il capo della mafia, ma non l’ha mai detto nessuno, l’accusa
diceva che Andreotti partecipava all’associazione a delinquere chiamato a Cosa Nostra, perché
a un certo punto, all’inizio degli anni 70, fino sicuramente agli anni 80 e poi a
scemare con una progressiva presa di distanza, aveva utilizzato la mafia e era stato utilizzato
dalla mafia per rafforzare sé stesso e la sua piccola corrente, che in Sicilia aveva
il massimo dei consensi e, dall’altro lato, aveva contribuito a rafforzare la mafia con
incontri tra lui e alcuni boss, quali Riina, Badalamenti, Stefano Bontade e altri. Questa
era l’accusa che, alla fine, si è rivelata credibile almeno fino al 1980, come sapete.
Adesso dicono “ eh, Spatuzza dice che Berlusconi è il capo della mafia e ha messo le bombe”,
ma Spatuzza non ha mai detto né la prima, né la seconda cosa, Spatuzza dice due cose:
dice “alla fine del 93 , dopo che avevamo messo le bombe a Roma, a Firenze e a Milano,
io chiesi al mio capo Giuseppe Graviano - attenti ai nomi, eh, perché ci sono due
Graviano: Giuseppe e Filippo, che sono fratelli, Filippo è il primogenito, Giuseppe è il
secondogenito, chi è il capo militare del clan di Brancaccio?
Giuseppe, il secondogenito, Filippo si occupa degli investimenti, dei soldi e degli aspetti
finanziari, per cui le stragi e i delitti li ordina Giuseppe, Spatuzza è il killer
preferito da Giuseppe.- Alla fine del 93 Giuseppe e Spatuzza - questa è la versione di Spatuzza
- si incontrano e Spatuzza gli dice “ ma che guerra stiamo facendo? Ma per chi la
stiamo combattendo? Che senso ha andare a mettere bombe in giro per l’Italia?”,
cosa che i mafiosi non avevano mai fatto, non erano mai usciti dalla Sicilia con i loro
attentati, “ perché abbiamo ucciso una bambina di cinque anni che passava in Via
dei Georgofili? Che guerra è, per chi la stiamo facendo?” questo è il senso, non
è una mammoletta, Spatuzza ha già ammazzato 40 persone, ha già sciolto il figlio di un
pentito nell’acido, ma quello per un mafioso, per un killer mafioso è il suo mestiere,
che cosa c’entra andare a mettere bombe per la strada? Questo è il senso. “ Contro
chi stiamo combattendo: contro i monumenti, contro le accademie, contro i padiglioni di
arte moderna, contro le basiliche? Che guerra è questa?” e Giuseppe Graviano gli risponde
più o meno così: “ non capisci niente di politica, c’è un discorso politico che
sta andando avanti, che è legato a queste stragi. Tra poco capirai” e Spatuzza racconta
che si rivedono due mesi dopo, a gennaio del 94, a due mesi dalle elezioni del marzo del
94, quando Berlusconi manca solo che faccia il comunicato televisivo, il famoso comunicato,
ma tutti sanno che sta scendendo in politica e gli dice “ hai visto - al Bar Donei di
Via Veneto a Roma - il nostro compaesano - lui interpreta Dell’Utri- e Berlusconi
stanno entrando in politica e così noi ci mettiamo l’Italia nelle mani” e Spatuzza
capisce; per capire ancora meglio dice “ ma chi: Berlusconi quello di Canale 5?”
e l’altro gli dice “ quello di Canale 5”, queste sono le cose che dice Spatuzza.
Potrebbe esagerare, potrebbe raccontare - che ne so? - di aver visto degli incontri
tra Berlusconi e i Graviano o tra Dell’Utri e i Graviano, ma non lo dice, perché? Perché
evidentemente racconta soltanto quello che ha visto e sentito dire: basta questo per
far condannare Berlusconi e Dell’Utri? Neanche per sogno, è un altro tassello a tutte quelle
cose che ci siamo detti prima, è così che si fanno i processi quando non si ha la confessione
dell’imputato, cosa piuttosto rara. Dopodichè, come vuole la prassi, al processo
vengono sentiti i fratelli Graviano tutti e due: perché? Perché Spatuzza parlava anche
di Filippo, con il quale lui non aveva rapporti di dipendenza, però lo incontrò in carcere
a Tolmezzo dopo che Filippo aveva avuto un infarto. Filippo si lamentò per il 41 bis
e poi gli disse “ guarda - siamo tra il 2003 e il 2004, cinque anni fa - o arrivano
le cose che devono arrivare da dove devono arrivare per noi (cioè benefici, qualcuno
che allevii quel trattamento penitenziario duro) oppure dovremo cominciare a parlare
anche noi con i giudici, dillo a Giuseppe”. Quando sentono al processo Dell’Utri Filippo,
gli chiedono se lui ha parlato a Tolmezzo con Spatuzza e lui dice “ sì”, dice
“ gli ha detto quella cosa, per cui se non arrivano..” e lui dice “ no, non gliela
ho detta”, dopodichè aggiunge di non doversi pentire di nulla e di non essere un collaboratore
di giustizia, è un mafioso irriducibile come Riina, come Provenzano, come Bagarella etc..
Che valore può avere la parola di un mafioso irriducibile, rispetto a quella di un collaboratore
di giustizia? Lo decideranno i giudici, ma sicuramente vale meno la parola di un boss,
altrimenti Falcone e Borsellino non avrebbero mai processato un mafioso, perché ogni volta
che parlavano con Buscetta avrebbero dovuto andare a chiedere conferma a Pippo Calò o
a Luciano Liggio, dice “ signor Liggio, signor Calò, che ne dite di quello che ci
ha raccontato Buscetta?”, “ tutte minchiate”, “ ah, va beh, buttiamo via tutto”, è
evidente che i processi non si fanno così. E’ chiaro che la parola del collaboratore
di giustizia, se è riscontrata, è una prova, mentre invece la parola del mafioso irriducibile
che smentisce il pentito è assolutamente naturale, ci mancherebbe che fosse il contrario!
Vanno poi a chiedere al Graviano giusto se quelle cose dette da Spatuzza su Dell’Utri
e Berlusconi sono vere o false, perché quando Filippo dice “ non conosco Berlusconi e
Dell’Utri”, quella non è una smentita a Spatuzza, perché quest’ultimo non ha
mai detto che Filippo ha conosciuto Berlusconi o Dell’Utri o abbia parlato loro di Berlusconi
o Dell’Utri, ha detto “ Giuseppe”, infatti vanno da Giuseppe e quest’ultimo, tramite
l’Avvocato, potrebbe subito smentire Spatuzza dicendo “ le dichiarazioni di Spatuzza sono
tutte balle”, chiuse le virgolette, punto e fine, “ non intendo aggiungere altro”.
Invece che cosa fa Giuseppe? Dice “ non sto bene a causa del 41 bis, spero di stare
meglio”, cioè spero che me lo levino, “ se me lo levano sarà mio dovere parlare”,
quindi non ha affatto smentito Spatuzza: chi ha detto “ non conosco Berlusconi e Dell’Utri”
è il Graviano sbagliato, cioè Filippo, Giuseppe ancora non ha detto né se è vero né se
non è vero, dopodichè quello che dirà lui non varrà quanto quello che dice Spatuzza,
perché? Perché anche Giuseppe Graviano in questo momento non è un collaboratore di
giustizia, è uno che fa capire che potrebbe diventarlo e sta avviando una trattativa a
cielo aperto, sotto la luce del sole. In tv abbiamo visto la trattativa: Dell’Utri che
si affretta a elogiare Filippo, dicendo “ in questo uomo vedo un segnale reale di ravvedimento”,
e per forza, non parla! Mentre invece Spatuzza che parla è un infame che racconta minchiate,
mentre Mangano che non parlava è un eroe! Dall’altra parte c’è Giuseppe Graviano
che ha messo il governo in una situazione difficilissima, perché? Perché dice “
parlerò se mi levate il 41 bis”, ma potrebbe anche decidere di parlare se non glielo levano
di questo passo e conseguentemente, se glielo levano, lui che cosa dirà? Mettete che parli,
finché parla e conferma Spatuzza o lo smentisce vale poco, se non si pente, ma se portasse
qualche elemento di riscontro alle parole di Spatuzza? Vedete che c’è una trattativa
sotto la luce del sole, sotto i riflettori tra lo Stato e la mafia e in televisione che
cosa ci tocca sentire? Vinzolini che dice che ora che ha parlato Graviano quelle di
Spatuzza sono tutte balle! Non so se vi è chiaro il teorema, ma ci stanno dicendo che
Berlusconi e Dell’Utri non c’entrano con la mafia perché l’ha detto Filippo Graviano,
cioè perché l’ha detto la mafia, pensate che alibi sono riusciti a trovare! Dobbiamo
sentirci tutti veramente molto tranquilli! Dopodichè qualcuno ci dice che, poiché Graviano
ha parlato dopo Spatuzza e ha detto “ non conosco Dell’Utri e Berlusconi” (Filippo),
allora ha smentito Spatuzza e se invece li facevano parlare all’incontrario, ossia
facevano parlare prima Filippo Graviano e poi Spatuzza, che cosa avrebbero detto i giornali
e i telegiornali: che Spatuzza, essendo arrivato per ultimo, aveva smentito Filippo Graviano
che aveva parlato per primo? Ma guardate che i processi non sono una gara a chi arriva
ultimo e ha l’ultima parola, i processi sono dichiarazioni giustapposte che poi spetterà
ai giudici soppesare a seconda del loro valore e dei loro riscontri, è di questo che non
vogliono che parliamo più e voi lo capite perché non vogliamo che ne parliamo più,
perché purtroppo sono cose altissimamente probabili, visto che quello che hanno già
stabilito i giudici di primo grado, senza che neanche cominciasse a parlare Spatuzza
e quindi noi, dato che loro non vogliono che le diciamo, continueremo a dirle nonostante
tutte le intimidazioni. Mi raccomando, ricordatevi che è in edicola l’intervista nascosta
di Paolo Borsellino con le telefonate tra Berlusconi e Dell’Utri a proposito degli
attentati attribuiti a Mangano e ricordatevi anche che adesso, dalla fine di quest’anno
e con l’inizio del prossimo, c’è sul blog di Grillo la possibilità di acquistare
il Democrazya, cioè democrazia scritto con il crazy, che è una specie di riassunto dell’anno
2009, dell’anno politico del 2009 con pezzi di Passaparola e, soprattutto, filmati di
attualità sui principali avvenimenti dell’anno che si sta concludendo. Passate parola e buona
settimana.